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Sognando Bhaktapur

I festeggiamenti per il nuovo anno non finiscono certo il primo giorno del calendario. Almeno non a Bhaktapur, nel quartiere di Thimi.


Sindoor Jatra


Il sindoor Jatra è una specie di Holi festival in miniatura ( il celebre, coloratissimo, festival indiano), qui però il colore è unico, tutto diventa arancione.Tra le piccole vie della cittadina si susseguono carri sacri portarti a braccia da decine di persone, il ritmo è scandito dal battere dei piatti, creando una melodia ripetitiva che nel giro di pochi minuti diventa ipnotica e ti entra in testa come un tormentone estivo.

Se quello che diceva Janice sulla perdita di valore delle tradizioni è vero, sono ancora più felice di assaporare questo momento, il clima è gioioso e autentico, difficile percorrere cento metri senza essere fermati e ricoperti di polverina arancione. È uno sfilare continuo di persone festanti, c’è la fila davanti ai templi per portare offerte. Per lo stesso motivo sul bordo della strada vedo sgozzare una gallina, non era la sua festa.


Open door


Siamo così fortunati da essere invitati a pranzo a casa del fratello di Krittan, il nostro accompagnatore.Varcato l’ingresso lasciamo all’entrata le scarpe, prima di salire ai piani superiori, ce ne sono già almeno una decina di paia, in Nepal infatti tendenzialmente le famiglie convivono nella stessa abitazione. La casa è ben lontana dai nostri standard, ma non posso dire di non sentirmi accolto. Ci accomodiamo per terra in camera del fratello e di sua moglie, lì ci vengono portati diversi piatti locali, tra cui l’immancabile Daal Bhat, composto da riso, zuppa di lenticchie insieme al Roti ( un pane senza lievito) ed un mix di verdure chiamato Tarkari, generalmente condite con curry. Per innaffiare il tutto ci viene offerto un liquore tradizionale, al quale alcuni dei padroni di casa aggiungono la Mountain View, bibita gassata americana zuccheratissima, prodotta dalla Pepsi. È una miscela tra tradizione e prodotti industriali di larga scala che si ripropone altrove, vicino ai coloratissimi tappeti nepalesi ci sono tre grossi cuscini gialli raffiguranti le emoji più popolari.

Oltre a ciò si notano vere e proprie contraddizioni del mondo moderno che fanno riflettere. Smartphone di ultima generazione, ai quali i nepalesi come qualsiasi essere umano sono assuefatti, contrapposti alla turca in bagno ed impianti fognari problematici e maleodoranti. Anche oggi abbiamo una lezione gratuita di cultura nepalese. Se dalle nostre parti abbiamo un San Valentino, qui ce ne sono una quindicina, non tutti sdolcinati. Giorno del bacio, giorno dello schiaffo, dell’abbraccio e del calcio. Senza violenza chiaramente, l’idea alla base è che in una relazione sia normale avere momenti di contrasti o lite, queste feste li sdrammatizzano giocosamente.

In Nepal i matrimoni combinati sono ancora ben presenti. Davanti alle nostre perplessità su come possa funzionare un accordo del genere, oltre ai dubbi sull’eticità della cosa, ci viene risposto che fino a quindici anni fa i divorzi non esistevano ed i loro genitori convivono ancora felicemente. Ora insieme ai cambi culturali si stanno moltiplicando anche le separazioni. Probabilmente questi matrimoni funzionavano anche perché visti come un inviolabile vincolo venuto dall’alto, ma nell’era della presunta libertà individuale hanno vita breve. Forse è più un problema dell’istituzione in sé che del Nepal.

Janice,sconsolato, dice che nel tentativo di seguire il mondo occidentale stanno prendendo solo le cose negative. Matrimoni combinati a parte, non so come dargli torto.


Risvegli


Un po’ a malincuore lascio Bhaktapur, la sveglia è alle 5.30, l’unico bus per Pokhara parte presto. Bishwo, il proprietario dell’ostello, la sera prima ha detto che mi avrebbe accompagnato se si fosse svegliato, in ogni caso se alle 6 non l’avessi visto sarei dovuto andare a piedi.

Alle 5.57 decido di partire. C’è un contrattempo. Il cancello d’ingresso è chiuso con un lucchetto. Valuto la possibilità di scavalcarlo. Nel mentre nella stradina sterrate che porta all’ostello appare Bishwo, si è ricordato di non avermi detto il nascondiglio della chiave e si è svegliato con questo pensiero. Intanto è arrivato anche Nishchal, un ragazzo che lavora lì, con le chiavi, sarei quindi uscito senza problemi, ma con due zaini in spalla sono carico come un mulo, una passeggiata di 25 minuti la evito volentieri. In qualche modo trovo un precario equilibrio sulla moto, confido nelle doti del mio autista, che sembra un guidatore esperto, ma tra me ed i miei bagagli il carico è notevole e lui non credo pesi più di 60 chili.

Partiamo. Il sole è da poco sorto, le viuzze di Bhaktapur pullulano già dei suoi abitanti che silenziosamente iniziano la giornata. L’atmosfera è impagabile. In una decina di minuti arriviamo senza intoppi alla fermata del bus, c’è tempo per prendere un tè. Bishwo mi ripete di non esitare a contattarlo per qualsiasi problema avessi in Nepal, insiste per pagare lui. Lo congedo ringraziandolo, portando le mani al petto nel tradizionale saluto locale. Fa un gran sorriso e mi abbraccia.

Le quasi nove ore di bus che mi attendono su strade sgangherate sembrano improvvisamente più dolci.

10

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