Loading...

Non mi sono mai sentito così Occidentale

Atterro a Kathmandu alle 8.30 di un afoso lunedì mattina, il cambio di scenario rispetto allo scalo a Dubai è netto. La cosa non mi dispiace, del lussuoso emirato arabo e del suo presunto benessere al momento mi è già più che sufficiente aver visto l’aeroporto. Ironia della sorte, la mia vicina di posto in aereo, Angela, ragazza libanese che vive a Dubai e ne esalta, non troppo convinta, la qualità di vita, va una settimana in Nepal a cercare la quiete nello yoga e nella meditazione, tutto il mondo è paese.

Giunto all’aeroporto Tribuvhan la prima cosa da fare è trovare una connessione, non spirituale in questo caso. Attivo una SIM locale e la prima notifica che appare è di Booking, la prenotazione in ostello è stata cancellata dalla struttura. OK.

Il commesso della compagnia telefonica è piuttosto loquace ed in pochi minuti rimedio un nuovo ostello, ognuno qui sembra avere un affare da proporre, in questo caso non me ne posso lamentare. Con un taxi mi dirigo dunque verso Thamel, la strada assomiglia ad una pista degli autoscontri ed i clacson sono un sottofondo costante. 

Il conducente inizialmente propone di portarmi ad un hotel da 10 dollari a notte, decisamente più altolocato del mio, notando il mio scarso interesse, al primo semaforo apre un vano nascosto (ma non troppo) da sotto il cruscotto, estraendo una discreta quantità di hashish, offrendomi di fare un assaggio insieme per poi, chiaramente, cercare di vendermela. Faccio appena in tempo a rifiutare cordialmente quando, dal finestrino, sento battere dei colpi sulla spalla, è un bambino di si e no 6 anni che mimando il gesto di portare cibo alla bocca mi chiede l’elemosina. Welcome to Nepal.

Tra le piccole vie del centro città la sensazione di estraneazione è forte, c’è un chiasso senza tregua ed un continuo traffico di persone e mezzi, le moto sbucano dai vicoli come “se uscissero dalle fottute pareti” per usare una citazione cinematografica. Giunto nel nuovo ostello da 4 dollari a notte (colazione inclusa) le sensazioni non migliorano, la consistenza del letto mi fa dubitare dell’effettiva esistenza di un materasso sotto il lenzuolo, non mi sento di controllare. Il bar però ha un bel terrazzino ornato di piante ed in generale l’atmosfera sembra tranquilla.

Il primo impatto con Kathmandu è stato notevole, il mio cervello istintivamente reclama le comode abitudini e gli agi casalinghi, dati per scontati fino a poche ore fa. Presto o tardi dovrà farsene una ragione, nel mentre una fresca birra locale in un rilassato bar di Thamel non potrà che aiutare.

19

You might also like

Comments (8)

  • Joanna 2 anni ago Reply

    Hi Leo,
    What a courageous choice, to embark on such an exciting journey to such far away, exotic places.
    I wish I were there too.

    Leonardo 2 anni ago Reply

    Thank you Joanna! Never say never

  • Ester Bassoli 2 anni ago Reply

    Leonardo, scrivi benissimo…. È un piacere conoscere posti così lontani dalla diretta esperienza di chi, come te, sa guardare le cose e le persone con empatia, ma senza giudicare. Scrivi, scrivi….

    Leonardo 2 anni ago Reply

    Gentilissima Ester, all’inizio volevo solo mettere le fotografie, ma finché avrò qualcosa da dire val la pena scrivere e condividere, grazie mille!

  • Paolo Piscina 2 anni ago Reply

    Bene dottore, racconta racconta..

    Leonardo 2 anni ago Reply

    Grazie Paolo!

  • Silvana Ruggeri 2 anni ago Reply

    Bellissimo questo blog o diario mi sembra di essere lì con te . X

    Leonardo 2 anni ago Reply

    Grazie Silvi! Ora è un pò spoglio, ma pian piano lo sistemiamo.

Leave a Reply